Rassegna Stampa

January 2003

Comincioli rinnova il “look”

da “Bresciaoggi”, Claudio Andrizzi

L’Azienda di Puegnano chiude l’anno con i risultati nel complesso positivi nonostante i danni provocati dal maltempo.

La griffe punta sul dialetto. L’olio denocciolato è subito ok
Comincioli chiude il 2002 rinnovando il look dei prodotti, inserendo nella gamma un nuovo vino e con un primo bilancio positivo per l’esperienza innovativa dell’extravergine «denocciolato». L’azienda agricola di Puegnago, comunque, deve fare i conti con i danni del maltempo, che ha mandato in fumo l’85% della produzione 2002. «E la metà del 15% prodotto non potrà avere la bottiglia come destinazione finale - spiega Gianfranco Comincioli -. Fortuna che in cantina ci sono ancora due ottime annate, come il 2000 e il 2001. Ci consentiranno di affrontare la domanda del mercato nei prossimi mesi. Per quanto riguarda il prodotto dell’ultima vendemmia, concentreremo la produzione soprattutto sul Chiaretto, che sta dando risultati interessanti». L’azienda Comincioli produce 50 mila bottiglie collocate nella fascia alta di mercato, vendute praticamente su prenotazione.
Un’azienda di piccoli
numeri, ma di grande qualità, che da poco più di un anno si è anche lanciata nell’impegnativa scommessa dell’extravergine denocciolato: un olio estratto unicamente dalla polpa dell’oliva come prescritto dal «manifesto» dal maestro Luigi Veronelli. Comincioli è l’unica azienda lombarda a produrre olio d’oliva con questa tecnica, nonché una delle sette a livello nazionale. Sono tutte consorziate in un circuito di vendita, griffato Veronelli, che non ha faticato a collocare il prodotto nel top della ristorazione e dell’enogastronomia nazionale ed europea. Le quotazioni sono anche in questo caso stellari: 250 ml di denocciolato Leccino (Comincioli produce 5000 bottiglie selezionando le diverse cultivar olivicole) costano 18 euro, per un totale di 72 euro al litro. «Purtroppo anche nel caso dell’olio il 2002 è stato un disastro - spiega Comincioli. In Valtenesi non abbiamo raccolto nulla, ci siamo salvati prendendo in conduzione due
appezzamenti sull’Alto Garda. Ci sarà una produzione limitata di una sola cultivar, la Casaliva».
L’annata sfortunata, comunque, non ha impedito di portare a regime un progetto per il rinnovo dell’immagine di un’azienda che affonda le radici addirittura nel 1500. «Un progetto nel cassetto da tempo - conferma Comincioli - che si è reso indispensabile anche per il vino dopo l’entrata dell’azienda nel mercato del denocciolato». La nuova griffe recupera il dialetto (il Groppello diventa «Gropèl») anche per il nuovo prodotto aziendale, il Castèl («Un rosso da seconda annata, prodotto con le viti più giovani»), così come già sperimentato per il Suler, prodotto di punta dell’azienda, un Groppello «appassito in solaio» che attualmente è fra i vini più costosi e ricercati del Garda. Per quanto riguarda il 2003, Comincioli parla di una vendemmia «comunque ridotta rispetto agli standard: speriamo nella tenuta della qualità, e soprattutto del clima».