“Ciascuno avverte. È in corso un epocale mutamento sociale. Coinvolge appieno l’agricoltura.
Il divenire, per certi aspetti rivoluzionario, del comparto olio d’oliva è già iniziato...
L’olio per essere eccelso deve essere prodotto nel rispetto delle seguenti regole:
raccolta delle olive all’inizio dell’invaiatura e secondo cultivar, estraendolo dalla sola polpa dopo pochissime ore. L’olio sarà allora riconoscibile anche dal più modesto degli assaggiatori”.

Tratto dal “Manifesto in progress” scritto da Luigi Veronelli

L'Olio secondo Veronelli

L’Olio secondo Veronelli non è, e non vuole essere, solo un bollino di qualità, ma una scelta filosofica del produttore per differenziare i propri oli dall’attuale mercato, in crisi d’identità, in cui si trova l’olio d’oliva Italiano.

Seguendo tutti un identico percorso di trasformazione, completamente nuovo, si rendono trasparenti al consumatore attraverso l’etichetta comunicando:
  • Chi sono
  • Cosa producono
  • Come lo trasformano
  • Chi lo trasforma
  • In che anno
  • Quanto ne viene prodotto
  • I valori nutrizionali e le componenti che lo contraddistinguono
    (compresi i polifenoli, antiossidanti naturali di alto valore biologico, molto utili per la nostra salute).

Dalla carta d’identità dell’azienda, visibile su questo sito, il consumatore potrà avere a confronto le ultime tre annate di produzione, identificabili dal lotto d’appartenenza dell’unità oliveto della Cultivar e trovare direttamente nell’olivicoltore il suo interlocutore.

il Perchè

Una comunicazione verificabile e d’assoluta trasparenza fa la differenza in un mercato così confuso, fornendo riferimenti certi alle Monocultivar. Solo così possono nascere paletti degustativi basilari per riuscire a riconoscere con più facilità le molteplici varietà dell’olio d’oliva italiano.
Luigi Veronelli ha dato il nome all’intero progetto, consentendone l’uso, in modo del tutto disinteressato, ai produttori che vi aderiscono.

la Storia

Girando l'Italia dell'olivo con Gino

Dal 29 novembre 2004 siamo tutti un po’ più poveri, io lo sono di più...
Ma lo sono anche tutti quelli che lui chiamava “i miei” contadini.
Lo sono tutte le persone che credono nella qualità dei prodotti della nostra Terra.

Ho percorso 200.000 chilometri, al fianco del Maestro, girando tutta l’Italia olivicola e non solo.
Quanti ricordi, quante avventure, quanti aneddoti.

Ricordo uno dei primi viaggi con Gino, squilla il telefono, e sapendo che il suo ufficio avrebbe trasmesso il mio numero personale a chi avesse voluto parlare con lui, rispondo in viva voce: è Lucia Gaja. Quest’ultima, conoscendomi da vent’anni, si stupisce di trovare me a rispondere… io scherzando Le dico che faccio l’autista a Veronelli. Lei mi risponde: “bravo, bravo Roberto! Vedrai, anche solo per osmosi, accanto a Gino, non si può che migliorare”.
Era davvero così, ed ho avuto modo di verificarlo tutte le volte che le persone si rivolgevano a lui, chiedendogli consigli riguardo alle difficoltà in cui si trovavano nel fare qualità, o perché, disperati dalla concorrenza sleale di prodotti simili. Ebbene, dopo averlo incontrato, ritornavano a credere in se stessi e nel lavoro che li avrebbe resi unici, con quella motivazione d’orgoglio che solo Gino riusciva a trasmettere, rendendoli capaci di ricominciare più forti, nella dura e rigorosa battaglia di chi fa prodotti d’assoluta qualità.

Mi ripeteva spesso: “la battaglia dei vini l’ho vinta, adesso devo vincere la battaglia dell’olio”. Al ritorno di un lungo viaggio dai luoghi delle migliori produzioni olivicole italiane, scrive il “Manifesto in progress per una nuova cultura dell’olio d’oliva”.

Inizia cosi:
“Ciascuno avverte. E’in corso un epocale mutamento sociale.
Coinvolge appieno l’agricoltura. Il divenire, per molti aspetti rivoluzionario, del comparto olio d’oliva è gia iniziato…”


> Versione integrale
Chiede agli olivicoltori di prendere atto di una legislazione inadeguata e insufficiente nel far chiarezza, a partire dalle stesse diciture in etichetta, nell’identificazione del loro prodotto.
Come? Aggiungendo una retroetichetta, accanto a quella prevista per legge, dove raccontare al consumatore finale chi sono, quanto producono, quanti olivi coltivano, da quale cultivar è fatto il proprio olio, in che anno è stato prodotto. Dati questi, indispensabili per un consumatore attento che voglia avere riferimenti certi per riconoscere le singole varietà di cultivar e la loro terra d’origine.
Veniva così espressa la necessità di riportare anche valori analitici, non richiesti oggi dai parametri d’omologazione dell’extravergine, quali la percentuale di Polifenoli e di Acido Oleico, indispensabili per capire la tipologia d’olio che si ha di fronte. Tutti i medici sono d’accordo, nel riconoscere i benefici che il nostro organismo trae dall’assunzione d’olio d’oliva contenente tali elementi, dati che non compaiono dalle etichette degli oli che troviamo in commercio abitualmente, ma così importanti per poter fare una scelta d’acquisto consapevole.


Luigi Veronelli ci ha lasciato, ma rimane aperta una delle sue ultime battaglie, e, come me, e siamo sempre di più, tanti la porteranno avanti cercando di far diventar legge le semplici, ma rigorose, regole che lui ha proposto. Un debito contratto con “ i suoi ” contadini, un milione, tanti sono dai dati Istat i proprietari di uliveti non a reddito, grazie alle attuali leggi che regolano il comparto.
In uno dei nostri ultimi viaggi, in una di quelle giornate dove la stanchezza si faceva sentire più del solito, mi diceva che voleva addormentarsi e dopo un lungo sonno risvegliarsi nell’aldilà dove ad accoglierlo ci sarebbero stati, davanti ad una maestosa tavola imbandita, gli amici di sempre il nostro amico Giacomo Bologna, il Gianni Brera, e pochi altri. E’ cosi che voglio ricordarmelo a cena con i suoi vecchi, veri, grandi amici storici, i compagni con i quali ha condiviso quasi tutto il percorso della sua vita.

Roberto Scopo
amministratore unico responsabile e ideatore del progetto