Rassegna Stampa

Novembre 2004

L’olio è a una svolta. Di gusto.

da Milano Finanza, Cristina Cimato

L’Italia celebra la stagione della frangitura con eventi e degustazioni dell’extravergine.
L’olio è a una svolta. Di gusto.
La tracciabilità valorizzerà il prodotto che si impennerà ad assaporare come il vino.

Di interesse intorno all’olio ne sta nascendo molto.
Ed era ora.
Uno dei prodotti più nobili e apprezzati dagli chef, è ancora troppo poco conosciuto da parte dei consumatori.
Ma la situazione sta cambiando. In positivo. A cominciare dalla raccolta di quest’anno che si preannuncia ottima. L’olio nuovo viene franto in questi giorni e si confida in un’annata di grande qualità.
Mentre i frantoi sono al lavoro non si fanno attendere nemmeno i numerosi eventi organizzati in tutta Italia per celebrare l’olio e il suo ruolo di attore in cucina.
A Milano si apre venerdì 12 novembre (fino a domenica 15) l’Expo dei sapori, il salone dedicato all’enogastronomia e ai prodotti tipici che ospita al suo interno il Salone dell’Olio, una vasta area dove il protagonista assoluto è l’olio.
Questo spazio, nato partnership con l’Associazione nazionale Città dell’Olio dà la possibilità di conoscere più a fondo le varie zone di produzione e di partecipare a brevi corsi di degustazione per imparare a scoprire il sapore dei diversi oli. <>, commenta l’oleologo Roberto Scopo (www.olioro.com), < E’ necessario, invece, imparare a dividere l’olio in base alle zone di produzione, al sapore a alla cultivar, che è paragonabile al vitigno per il vino>>. Sono più di 400-500 le tipologie di cultivar in Italia, come Leccino, Casaliva e Taggiasca nel Nord, Pendolino, Raggiolo nel Centro e Carolea, Tondaiblea e Biancollina nel Sud. <>, continua Scopo, << non c’è ancora una cultura in Italia che possa far distinguere le tipologie e le diverse zone di produzione.
Questo perché per ora non è obbligatorio indicare in etichetta in terra da dove proviene, l’anno di produzione, la tipologia e la tabella nutrizionale che ne indichi, per esempio, la quantità di polifenoli contenuti.
Di conseguenza il consumatore non ha parametri sufficienti per conoscerlo a fondo.
Dal 2005 la tracciabilità dovrebbe essere obbligatoria e quindi il consumatore avrà più strumenti per valutarne sapore e pregio>>. Per imparare a conoscere gli oli prodotti nelle diverse regioni un’altra possibilità è offerta dell’iniziativa Pane e olio di Frantoio (www.cittadellolio.it) che il 28 novembre vedrà più di 100 piazze italiane in festa per questa giornata dedicata alla qualità dell’extravergine in abbinamento al pane.
Un’occasione, questa, per scoprire anche le più antiche origine situato in un antico frantoio di proprietà dell’azienda Lungarotti a Forgiano, in provincia di Perugia. La valorizzazione dell’olivo è anche il leit motiv della quarta edizione della guida dedicata all’olio toscano edita da Carlo Gambi editore e curata da Andrea Zanfi, C’è olio e... Olio in Toscana. <>, afferma Zanfi <>. Anche la ricerca è andata in aiuto all’olio attraverso lo studio internazionale a cui ha partecipato all’Università di Parma denominato Oliv-track che ha permesso di definire in Dna degli olivi così da identificare su basi genetiche la <> degli oli messi in commercio e di garantirne la qualità. Il futuro dell’olio va quindi verso la tracciabilità grazie alla mappatura genetica. E non solo.
Il monocultivar, ossia la produzione di olio da una sola tipologia di pianta, è sempre più diffuso e punta alla produzione di una materia di altissima qualità. <>, conclude Scopo, <>. Una strada, questa, che stanno interpretando alcune catene della grande distribuzione ampliando il comparto dell’olio e ospitando anche piccoli produttori che si differenziano nella monocultivar.